Il Patrimonio

Fondo Libero Cavalli

stremi cronologici: 1905 – 1988 
Consistenza: 10 buste, 53 fascc.

Il fondo comprende le carte prodotte e raccolte da Libero Cavalli, partigiano, dirigente politico e sindacale del Partito socialista italiano (PSI) e della Confederazione generale italiana del lavoro (CGIL) milanesi.
Insieme a carte manoscritte e dattiloscritte, Cavalli ha raccolto articoli ed esemplari di giornali, documenti ciclostilati, originali e riproduzione di materiali a stampa diverso relativi al PSI, in particolare alla Federazione di Milano, alla CGIL e alla Camera del Lavoro e alle categorie di lavoratori in cui Cavalli ha svolto lavoro sindacale.
L’archivio è giunto alla Fondazione Anna Kuliscioff in seguito alla donazione da parte della vedova di Libero Cavalli, Judi, in data imprecisata. Una parte del fondo era stata donata in precedenza dalla stessa Judi Cavalli alla Fondazione Feltrinelli, per cui la consultazione completa del Fondo Cavalli richiede di estendere la ricerca anche in quest’altro istituto.
Le carte erano state ordinate dallo stesso Cavalli in fascicoli raggruppati in buste con una numerazione progressiva. In qualche caso l’ordinamento dato da Cavalli era stato con evidenza scompaginato, per cui si è dovuto procedere dopo l’inventariazione ad un parziale riordino.

Il fondo è diviso in tre serie:

1 Antifascismo e resistenza (1925 – 1987)
2 Attività sindacale (1929 – 1988)
3 Attività politica (1905 – 1980)

Scarica l’inventario in pdf: Fondo Libero Cavalli

Soggetto produttore
Libero Cavalli (1914-1984

Libero Cavalli (Ronco Scrivia, Genova, 1914 – Milano 1984), fu comandante partigiano e segretario della Federazione giovanile socialista nella clandestinità tra il 1943 e il 1944, poi dirigente del Partito socialista italiano (PSI) e della Confederazione generale italiana del lavoro (CGIL).
La famiglia anarchica e antifascista, e per questo perseguitata e povera, si dovette trasferire a Milano per sfuggire alle violenze fasciste. Libero venne educato dalla nonna e solo adolescente raggiunse i genitori. Fu obbligato dopo la scuola elementare a interrompere gli studi nonostante i brillanti risultati.
Il suo antifascismo gli costò persecuzioni fin dal servizio militare e, tornato a Milano dopo l’8 settembre del ’43, entrò in clandestinità nelle file della Gioventù Socialista, che aveva costituito una propria Brigata Matteotti. arrestato e torturato con conseguenze permanenti, venne liberato in uno scambio di prigionieri.
Dopo la fine della guerra ricoprì incarichi di livello nazionale nel partito e quindi nel sindacato CGIL e nella Camera del lavoro di Milano, in particolare come Segretario nazionale della Federazione italiana operai tessili (FIOT).
Esponente della Sinistra socialista in varie correnti, fu tra gli scissionisti che fondarono il Partito socialista italiano di unità proletaria, anche se in seguito rientrò nel PSI.
Dopo una prima fase in cui sentiva l’influenza forte dell’esperienza sovietica e del marxismo-leninismo, ricercando in modo prioritario l’unità d’azione con il Partito comunista italiano (PCI), vista come unità dei partiti della classe operaia che doveva procedere parallela a quella sindacale, non priva di una certa sudditanza ideologica, la sua attività politica e sindacale è stata pervasa dall’impegno e dalla preoccupazione per la costruzione dell’unità del sindacato e per l’affermazione di una linea politica nel PSI che coniugasse unità del partito e sua autonomia dal PCI con una linea schiettamente classista. Personalità coerente e disinteressata ai vantaggi personali, si dedicò nel PSI, fino agli ultimi anni di vita, maggiormente al lavoro interno, organizzativo, che alla ricerca di cariche, rifiutando la possibilità di candidarsi per l’elezione al Parlamento o le proposte di ricoprire ruoli come assessore al Comune o alla Provincia di Milano. Dopo la guerra Cavalli fu molto attivo anche nell’Associazione nazionale partigiani d’Italia (ANPI), intervenendo continuamente con articoli, discorsi, testimonianze, partecipazioni a cerimonie, per tenere viva la memoria della Resistenza e del particolare ruolo avuto dai socialisti all’interno di questa.
Muore a Milano nel 1984.

Note:
1. Documentazione di Libero Cavalli è conservata anche presso la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli: Fondo Libero Cavalli (Fascicoli 52, 1943-1946, Inventario). Una descrizione del fondo si trova in Grazia Marcialis ¬Primo Ferrari, Guida alle fonti archivistiche per la storia della Resistenza nel Milanese, in “Annali. Studi e strumenti di storia contemporanea”, pubblicazione dell’Istituto milanese per la storia della Resistenza e del movimento operaio, 4, 1995, pp. 92-94.