Il Patrimonio
Fondo Oreste DonatiEstremi cronologici: 1903 – 1973
Consistenza: 3 buste, 118 fascc.
Il fondo conserva le carte raccolte da Oreste Donati, socialista libertario, esponente dell’antifascismo italiano in esilio a Parigi. La documentazione è costituita da scritti vari del Donati (appunti, testi di articoli e saggi, lettere) e da altri materiali eterogenei (documenti, ciclostilati, rassegna stampa italiana e francese) raccolta dal Donati stesso. Una parte di documentazione riguarda le vicende di Gaetano Sternini, figlio adottivo dei Donati, caduto come volontario antifascista nella Guerra di Spagna. Non sono state reperite notizie sulle modalità con cui tale fondo sia pervenuto alla Fondazione Kuliscioff e a Giulio Polotti.
Il fondo è suddiviso in due serie:
1 Documenti e corrispondenza (1903 – 1966)
2 Biografie di esponenti Socialisti (1926 – 1973)
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Soggetto produttore
Oreste Donati (sec. XX)
Nato a Canino (VT) in una data che non è stato possibile determinare e vissuto con la famiglia a Valentano (VT), Oreste Donati, figlio di un calzolaio, aderisce giovanissimo agli ideali del socialismo insieme al fratello minore Giovanni.
La visione della miseria dei contadini e del ruolo avuto dal papato nella situazione sociale delle campagne laziali, determina nei giovani fratelli Donati un intenso impegno nella difesa dei diritti dei braccianti e nella propaganda anticlericale. Valentano è anche il paese di Ernesto Pacelli, papa Pio XII. Donati lo ricorderà nel 1958, all’indomani della morte del pontefice, in un dattiloscritto, intitolato «Ricordo di Eugenio», inviato al fratello dalla Francia, in cui narra l’infanzia trascorsa nel borgo di Onano, una frazione di Valentano, insieme a lui e al giovane Pacelli. Uno scritto a cui il fratello Giovanni Donati risponderà con una lettera ricordando le idee conservatrici di Pacelli, anche se “Quando riuscisti a parlare nella piazza di Onano, Eugenio si mise in nostra difesa calmando le donne che ci tiravano i sassi accusandoci che volevamo, i socialisti, dare fuoco a S. Trifone” (1).
Con l’avvento del Fascismo Oreste Donati, in seguito alle persecuzioni subite, ripara con la moglie in Francia, a Troyes. Qui assume un ruolo significativo insieme ad altri militanti socialisti nell’ambito dei complessi e travagliati rapporti tra le diverse forze antifasciste riparate all’estero, in particolare in Francia. Si tratta dei tentativi di costruire un unico organismo di coordinamento tra tutti i partiti antifascisti per realizzare una più efficace attività di assistenza ai militanti, ma anche di dirigere la controinformazione e la propaganda antifascista esterna e interna al territorio italiano. Sono coinvolti in questo processo soprattutto i rappresentanti della Lega per i diritti dell’uomo, di Giustizia e libertà, del Partito repubblicano italiano e di altri raggruppamenti laici minori, ma anche i comunisti, processo che troverà un temporaneo esito favorevole nella creazione della Concentrazione antifascista con sedi a Parigi, Marsiglia e Lione.
Un ruolo particolare viene ricoperto da Donati dopo che Pietro Nenni, in una lettera circolare riservata ai segretari federali del Partito socialista italiano, comunica l’accordo stabilito tra il Partito e la Confederazione del lavoro per un’azione strettamente congiunta di propaganda antifascista in Italia, coordinata oltrefrontiera. Troviamo infatti citato Donati in un documento, un appunto riservato datato 25 aprile 1934 del capo della Divisione Polizia politica al Ministero degli Interni (2), in cui il socialista viene indicato come una delle persone incaricate di tenere i rapporti con gli oppositori socialisti in Italia. Su Donati non abbiamo molte notizie certe e non sono stati pubblicati studi specifici sulla sua vita e la sua attività politica. Possiamo dedurre informazioni da una parte delle carte da lui lasciate a Giulio Polotti: quella parte, minoritaria, che non è composta dai suoi scritti di carattere storico-politico, bensì dalla corrispondenza. Risulta evidente l’impegno di Donati a Parigi e in Francia all’interno della comunità antifascista per l’assistenza agli esuli e nei tentativi, infruttuosi con i comunisti, parzialmente soddisfacenti con i rappresentanti dei partiti laici e socialisti, di costruire un coordinamento politico nel fronte antifascista. Una vicenda particolare e toccante, di cui rimane testimonianza nel Fondo Donati degli archivi della Fondazione Kuliscioff in una serie dotata di una certa organicità, è quella dell’adozione come figlio da parte di Donati e sua moglie del nipote, Giordano Starnini, un giovane calzolaio di Valentano.
Militante socialista, Starnini emigra in Francia con lo zio Oreste, a Troyes. I Donati lo adottano legalmente come figlio pur essendo già adulto. Starnini partecipa alla guerra civile in Spagna, arruolandosi nel battaglione Dimitrou della XIV brigata internazionale. Cade a Morata de Tajuna il 5 aprile 1937. La notizia della morte viene data dal “Nuovo Avanti” e da “La Depéche” di Tolosa e a Oreste Donati viene comunicata da una lettera personale di Pietro Nenni. I Donati saranno molto toccati da questa perdita, come fosse quella di un vero figlio. Terminata questa fase, anche per il sopravvento della guerra e poi dell’occupazione tedesca, Donati pare ritornare essenzialmente alla sua attività di giornalista, collaborando episodicamente con periodici e quotidiani progressisti francesi, e agli studi storico-politici. In effetti Donati, prima e dopo l’emigrazione, eserciterà sempre la professione di giornalista e commentatore politico, come corrispondente di diversi periodici d’ispirazione socialista. Lo troviamo citato nel 1929 come collaboratore de “L’avvenire del lavoratore”, settimanale del Partito socialista italiano e delle Cooperative italiane in Svizzera. Non abbiamo notizie sulla natura della collaborazione di Oreste Donati con la resistenza interna francese all’occupazione nazista, ma ne troviamo una testimonianza indiretta in due diplomi presenti nel Fondo Donati, rilasciati dopo la fine della guerra dal Comando Alleato a Donati e alla moglie e firmati dal generale Alexander, di ringraziamento per le attività che i due coniugi hanno svolto in questo ambito. Dopo la fine della guerra e il ritorno della democrazia in Italia e in Francia, Donati e sua moglie decideranno di rimanere a Parigi fino al termine della propria vita.
Note:
1. Quaderni di Giovanni Donati, Biblioteca Comunale di Valentano. Quaderno n. 1, f. 13. La minuta della lettera di G. Donati è allegata ai Quaderni. Cfr. anche O. Donati, Ricordo di Eugenio, in Scaffale Aperto, periodico della Biblioteca Comunale di Valentano, n. 17 gen.feb. 1984, p. 7-14.
2. Cfr. “Socialismo e democrazia nella lotta antifascista – 1927-1939”, a cura di Domenico Zucaro, Milano Feltrinelli, 1988. Donati è citato in una nota a pag. 217.