Il Patrimonio

Fondo Italo Viglianesi

stremi cronologici: 1947 – 1970 
Consistenza: 8 buste, 107 fascc.

Il Fondo Italo Viglianesi è costituito da una consistente raccolta di carte prodotte o raccolte dal fondatore dell’Unione italiana del lavoro e in seguito uno dei fondatori del Partito socialista democratico italiano.

Il fondo è articolato nelle seguenti serie archivistiche:

1. Documenti Viglianesi (1947 – 1970)
2. Conferenze stampa (1956 – 1969)

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Soggetto produttore
Italo Viglianesi (1916-1965) 

Nato a Caltagirone nel 1916, Italo Viglianesi nel 1944, impiegato alla Montecatini, era già dirigente sindacale del settore dei chimici e si riconosceva nella Confederazione generale del lavoro, la formazione sindacale unitaria. Apparteneva a quella frangia di destra nella corrente socialista della Confederazione generale italiana del lavoro (Cgil), che nel Partito socialista italiano faceva capo a Giuseppe Romita. Romita nel 1949 uscì dal Partito socialista italiano per costituire con altri il Partito socialista unitario e nel 1951 confluì nel Partito socialista dei lavoratori italiani (PSLI), dando poi vita al Partito socialista -sezione italiana dell’Internazionale socialista (PS-SIIS). L’unificazione venne poi sancita il 7 gennaio 1952 nel VII Congresso del partito, che assunse la denominazione di Partito socialista democratico italiano (PSDI) ed elesse segretario Giuseppe Saragat. Questo gruppo di socialisti era stato definito “autonomo” perché dopo essere usciti dalla Cgil nel maggio del ’49 non aderirono a nessuna organizzazione sindacale. Pur condividendone la visione politica, Viglianesi, come altri “autonomisti”, nel 1947 aveva scelto di rimanere con il segretario del Partito socialista, Pietro Nenni ,e di non seguire Giuseppe Saragat nella scissione di Palazzo Barberini, che aveva dato vita al Partito socialista dei lavoratori italiani.
La sua cifra autonomista trovò però un’identità più precisa a seguito di un viaggio nell’Unione Sovietica che Viglianesi compì, con altri dirigenti sindacali, alla fine dell’estate del 1947. La conoscenza diretta del modello comunista sovietico rafforzò in Viglianesi il progetto di dare vita ad una forza rappresentativa autonoma dei lavoratori, che si concretizzò nel marzo del 1950, con la nascita dell’Unione italiana del lavoro (UIL), dove Viglianesi raccolse, insieme alla componente dei socialisti autonomisti, anche quelli saragattiani e quelli repubblicani. Nei congressi del 1950 e del 1951 Viglianesi, eletto Segretario generale, definì la linea del nuovo sindacato, fondata sull’opposizione al padronato e al contempo ai comunisti e sulla necessità di perseguire un’azione sindacale non chiusa in schemi ideologici e sempre attenta ai risultati concreti che potevano essere raggiunti per i lavoratori. A distanza di alcuni anni dalla sua nascita, Viglianesi spiegava così gli obiettivi della UIL: “Il suo primo obiettivo era quello di impedire la dispersione delle forze operaie che, deluse nella loro aspirazione a trovare uno strumento che ne esprimesse fedelmente le esigenze e ormai stanche di dover subire le conseguenze di azioni dettate da interessi politici di parte, avrebbero del tutto abbandonato l’organizzazione sindacale indebolendo le difese del fronte operaio. Il suo secondo obiettivo era quello di cercare di sottrarre il maggior numero possibile di lavoratori all’influenza comunista, pesantemente sentita nella Cgil ” (1).
In politica estera la visione autonomista di Viglianesi si espresse nel 1957 sostenendo la firma dei Trattati di Roma, che istituirono la Comunità economica europea, intravedendo nella dimensione europea le maggiori possibilità di crescita sociale ed economica. Nel 1963 Viglianesi divenne per la prima volta Senatore con il PSDI. Erano gli anni della programmazione economica e Viglianesi, ponendo l’accento sulle contraddizioni della società italiana e sugli squilibri tra la parte meridionale e settentrionale del Paese, che il boom economico non aveva eliminato, si proponeva di conciliare le immediate rivendicazioni di ridistribuzione del reddito con le riforme strutturali di medio-lungo periodo, in un’ottica chiaramente riformista. Fra il 1968 e il 1970 fu eletto Vice Presidente del Senato e proprio nella stagione del cosiddetto “autunno caldo”, segnata da una fortissima conflittualità nelle fabbriche, maturò la scelta di lasciare ad altri la guida della UIL, dedicandosi interamente all’attività parlamentare al Senato della Repubblica. Fu Ministro dei Trasporti e dell’Aviazione civile fra il 1970 e il 1972. Fino al 1979 fu attivo come Senatore del Partito socialista democratico italiano. Morì a Roma il 19 gennaio 1995.

Note: 
1. F. Marini, “Italo Viglianesi – Il sindacalista, il politico, il socialista”, discorso pronunciato al convegno organizzato dalla Fondazione Bruno Buozzi. Roma, Palazzo Giustiniani, 9 gennaio 2007.